Dopo il parto, vaginale o cesareo, la paziente può avere una perdita di sangue superiore ai limiti ritenuti fisiologici. Quando si verifica una perdita ematica massiva, superiore a 1500 ml entro le 24 ore dal parto, se non si interviene tempestivamente, il benessere della paziente può compromettersi. E’ altresì una condizione che può portare a gravi sequele o a situazioni critiche premortali, in gran parte evitabili (80-90% dei casi). Di fatto, l’emorragia puerperale è la singola causa più importante di morte materna nel mondo (14-16% delle morti materne in Occidente).
Le unità di Ostetricia devono saper fronteggiare questa evenienza, mettendo in atto procedure preventive e terapeutiche. La prevenzione si avvale 1) della valutazione di eventuali fattori di rischio (primo fra tutti la pregressa emorragia puerperale precoce) e 2) dell’utilizzo di farmaci uterotonici di prima linea, per stimolare la contrazione emostatica dell’utero. La terapia ricorre a dosi maggiori di farmaci uterotonici diversi, all’uso del palloncino emostatico endouterino, alla sutura compressiva emostatica dell’utero, all’embolizzazione vascolare da parte dei radiologi interventisti e, ove tutto fallisca, all’isterectomia.
Oltre ad avere un percorso diagnostico-terapeutico (PDT), validato dall’Ufficio Qualità già dal 2010 e aggiornato al 2016, la nostra formazione medico- assistenziale si avvale dell’analisi statistica mensile degli eventi emorragici, di corsi di formazione, prove su manichino e suture emostatiche su modelli uterini, audit clinici e relative pubblicazioni.